Percorrendo le strade di Roma è facile imbattersi in nomi di piazze, vie, vicoli e stradine tanto strani quanto curiosi. Toponimi che raccontano storie, nascondono vicende o riportano semplicemente alla memoria episodi straordinari.
Non si trova segnata su nessuna cartina della capitale, per quanto minuziosa possa essere, ma è esistita davvero: Via della Casa Comunale. È la strada degli “invisibili”, istituita il 24 Ottobre del 1981 per assegnare una residenza anagrafica alle persone senza casa.
La strada che non c’è
Via della Casa Comunale è l’indirizzo fittizio che veniva assegnato a chi ha deciso per la vita in strada o ne è stato costretto da una serie di vicissitudini personali che non possono più essere coniugate con un TETTO e una CASA. Ogni comune aveva la propria Via Fittizia (oltre 200, in tutte le regioni) ad esempio a Bologna c’era Via Senzatetto, a Pescara Via della Posta e a Cosenza Via dell’Accoglienza.
Definita come un’area di circolazione “virtuale”, per anni ha concesso a clochard e homeless, senzatetto e persone senza fissa dimora – che l’hanno indicata come indirizzo di residenza – di ricevere la posta.
Dettagliato nella Circolare Istat 29/1992, tale indirizzo non è altro che un file nella cartella dell’Anagrafe che attesta la presenza di una persona su un determinato territorio, consentendo ai senza fissa dimora di non perdere i diritti di cittadinanza, come quello di voto o all’assistenza sanitaria.
Nel 2002 la giunta capitolina decide di sostituire Via della Casa Comunale con Via Modesta Valenti, un’anziana homeless deceduta per omissione di soccorso alla Stazione Termini la sera del 31 gennaio 1983 e divenuta simbolo della condizione di isolamento e delle difficoltà dei senzatetto.
Un indirizzo “virtuale” cancellato
Dopo solo tredici anni, il 17 Agosto del 2015, il nome di Modesta Valenti è stato cancellato dai toponimi di Roma, visto che i residenti “virtuali” in questa strada fittizia negli ultimi anni erano saliti alle stelle, oltre 11.500 gli abitanti e sempre più in crescita i richiedenti.
Assieme ai clochard, dal civico 1 al 21 di Via Modesta Valenti, denunciavano di vivere nella strada degli “invisibili” anche padri separati, manager falliti, professionisti che la crisi aveva messo in ginocchio, gente disperata. Ma c’era pure chi (pur avendo una casa e un indirizzo reale) ci si era “stabilito” per frodare il fisco, arrivando a sfruttare il meccanismo tecnico istituito nel 2002, per collocarvi la residenza di una società.
E così, per colpa dei soliti ‘furbetti’, che avevano ben preteso di rendersi irreperibili ai fini giudiziari e legali, viene cancellata una strada che doveva garantire diritti agli “invisibili”.
La strada degli invisibili
Non è facile capire chi vive sulla strada.
Non si sa da quale parte sia il coraggio e dove la rassegnazione di coloro che finiscono per stabilire la “residenza” sulle panchine dei marciapiedi, sotto i portici delle piazze, nei parchi o sugli argini dei fiumi.
Per chi vive in una casa è percepita un’assenza di ragione, di giustificazione della scelta.
Fatto sta che, cancellata la strada “teorica” dove certamente non viveva nessuno de facto, ma era l’unica Via per molti poiché consentiva agli “invisibili” di esistere, oggi i senza fissa dimora vengono “ospitati” sempre virtualmente da cinque associazioni di volontariato sparse sull’intero territorio comunale.