Tralasciando le scenografiche architetture di chiese e anfiteatri, palazzi e fontane, perché non concedersi una visita a piccoli musei poco visitati?
Nel rione Prati – sul lungotevere, all’altezza dell’imponente Palazzo di Giustizia – un piccolissimo museo dedicato alle Anime del Purgatorio è un luogo che ospita una particolarissima collezione: bizzarri reperti – garantiti nella loro autenticità – lasciati da entità ultraterrene.
Non solo Caravaggio e Bernini
Al di là dei dipinti del Caravaggio e le sculture del Bernini, tesori artistici che richiamano ogni anno migliaia di visitatori nei più noti musei della capitale, il Museo delle Anime del Purgatorio offre ai visitatori qualcosa di assolutamente insolito.
Questo curioso museo propone una collezione di documenti autentici che proverebbero l’esistenza di quel limbo sospeso tra Inferno e Paradiso.
Allestito tra le mura della neogotica Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio (che ricorda un po’ il Duomo di Milano in miniatura) all’interno di questo museo è possibile vedere le tracce del fuoco lasciate impresse dalle anime penitenti su libri e messali, abiti e tessuti, affinché il loro perdono venga accelerato dalle preghiere dei vivi.
Insomma, nel Museo delle Anime del Purgatorio non sono custoditi tesori cesellati dalle sapienti mani dei maestri del Rinascimento piuttosto che del Barocco, ma sarebbero conservate opere elaborate da “mani” ultraterrene.
Benvenuti in Purgatorio
Entrando dalla sagrestia della chiesa (ma solo dopo essersi messi d’accordo con il parroco) una stanzetta di passaggio fra gli ambienti di servizio ospita l’intera collezione formata da una decina di pezzi in tutto.
È possibile vedere il grembiule della suora di un monastero benedettino su cui una impronta di fuoco venne lasciata da una religiosa del medesimo ordine morta di peste nel 1637.
Drammatiche risultano le impronte infuocate e sanguinanti sulla camiciola da notte della badessa di Todi, lasciate dal defunto abate di Mantova nel 1731. Toccante è il libro di preghiere del 1838 in lingua tedesca di Giorgio Schitz con le bruciature impresse dalle cinque dita della mano destra del fratello defunto.
E ancora più inquietanti sono le bruciature sul cappotto militare di una sentinella che, di guardia ai monumenti sepolcrali del Pantheon, in una notte del 1932 vide apparire il fantasma del Re Umberto I che gli confidò un messaggio per il figlio, Vittorio Emanuele III.
Datato 1973, il pezzo più affascinante della collezione conservata nel Museo delle Anime del Purgatorio resta il berretto da notte col fiocco di Luigi Le Sénéchal con il segno delle cinque dita della moglie defunta, impresse affinchè il marito documentasse con segno visibile, alla figlia, la richiesta di celebrazione di Sante Messe.
Il “segno” di un’anima
Tutto ha inizio da un incendio scoppiato nel 1897 in una cappella dedicata alla Madonna del Rosario (oggi non più esistente), fra l’attuale chiesa neogotica del Sacro Cuore del Suffragio e la casa dei religiosi nel rione Prati.
Domato l’incendio fu visto che, ai margini di una parete dietro l’altare, era rimasta l’immagine di un volto sofferente (visibile tutt’oggi in una riproduzione fotografica conservata nel Museo).
Si disse che era il segno di un’anima del Purgatorio ed è proprio da questa inquietante apparizione che il sacerdote francese Victor Jouët fu indotto a condurre studi e viaggi in Italia e in Europa in cerca di concrete testimonianze.
Il frutto delle sue ricerche è la straordinaria raccolta di reperti (che confermerebbero che le anime del Purgatorio, quando implorano preghiere per alleviare le loro pene e velocizzare il loro accesso al Paradiso, lo fanno lasciando impronte di fuoco) e ha dato vita a questo eccezionale e originalissimo museo.
Insolito, oserei dire, data la natura ultraterrena delle opere che si conservano.